Don’t Look Up- una commedia di nicchia sull’umanità

"Un bel cucchiaio di Xanax indora la pillola" is the new "basta un poco di zucchero e la pillola va giù".

don't look up recensione
Scena del film Don't Look Up

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Con Don’t Look Up, Adam McKay si schianta su Netflix, abbandonandosi ad una commedia irriverente e un po’ cringe, dalla satira graffiante ma sottile, inadatta al grande pubblico, ma geniale agli occhi degli estimatori del genere.

Questa grottesca fiction, ambientata nel presente, parte da una premessa molto semplice: durante una sessione d’osservazione astronomica, una dottoranda dell’università del Michigan, Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), scopre una cometa. Dopo un primo momento di euforia, condiviso con il suo professore, il dott. Randall Mindy (Leonardo DiCaprio), arriva però una rivelazione sconcertante: secondo i loro calcoli, la traiettoria della cometa punta dritta verso la Terra.

L’impatto avrà conseguenze catastrofiche: la razza umana, e con essa tutte le specie viventi, verranno spazzate via in poco più di sei mesi. Per salvare il mondo, i due si rivolgono immediatamente alle autorità e vengono invitati nella stanza Ovale dal Presidente degli Stati Uniti d’America (Maryl Streep). Qui però faranno una scoperta ancora più sconcertante: l’apocalisse imminente non interessa a nessuno. Inizia così una guerra all’ultimo social per convincere la popolazione mondiale che il mondo, così come lo conosciamo, è destinato a cadere in un cumulo di macerie.

Don’t look up è un ibrido strano: un disaster movie in pieno stile Armageddon con delle note molto sour di commedia becera all’americana. È un mix che mi ricorda un po’ Benvenuti a Zombieland, ma con una ilarità amara, che critica ferocemente la società odierna.

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Scena del film Don’t Look Up

McKay adatta perfettamente il suo approccio satirico a uno sguardo lucido su ciò che è diventato il nostro mondo: schiavo dei social, gossip dipendente, diffidente verso la scienza, incapace di prendere sul serio i veri problemi e menefreghista nei confronti di tutto ciò che va oltre lo spazio compreso tra le proprie braccia.

In questa realtà di complottisti, negazionisti e di persone incapaci di ascoltare e guardare, è quindi lo scetticismo umano il vero protagonista. L’uomo crede solo in ciò in cui vuol credere e si arrende all’evidenza solo quando è ormai troppo tardi.

È così quindi che il regista si beffa degli esseri umani: con ironia e con una trama decisamente iperbolica che rispecchia a pieno la scarsa premura nei confronti della salvaguardia del nostro pianeta.

Per rendere il film più appetibile agli occhi del grande pubblico, il regista schiera un cast d’eccellenza: Jennifer Lawrence, Leonardo DiCaprio, Maryl Streep, Timothée Chalamet e Cate Blanchett. Ovviamente questa sfilata di grandi attori fa sì che alcuni di questi vengano sacrificati, come Chalamet, completamente inutile, e (ahimé) Jennifer Lawrence, ridotta alla spalla di Leo, unico vero protagonista del film e miglior prestazione della pellicola.

Fondamentale anche il ruolo di Maryl Streep, una Trump al femminile, che in questa performance manifesta tutto il suo sdegno e il suo disprezzo per l’ex presidente degli Stati Uniti, calcando, a mio gusto, un po’ troppo la mano, fino a risultare una marionetta. Da non dimenticare, Cate Blanchett, un’anchorwoman più finta di qualsiasi cosa abbiate mai visto, con una freddezza che farebbe invidia al Polo Nord.

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Scena del film Don’t Look Up

Don’t Look Up è quindi un film di scrittura, di regia e anche tanto di attori, tutti bravissimi a inserirsi in un registro che è sopra le righe, ma non troppo, abbastanza da far risultare il tutto vivido e credibile.

DiCaprio è perfetto nel rappresentare un professore un po’ impacciato e trascurato, con un lato vanesio che affiora solo una volta ottenuta la fama, i riflettori degli show televisivi e le copertine delle riviste. La Lawrence, dal canto suo, sporca un po’ la sua bellezza, con due piercing al naso, capelli rossi, un trucco marcato sugli occhi stile outsider e una fragilità interiore che racchiude un realtà fastidiosa: quella di tutte le donne che, pur competenti, non vengono prese sul serio in un mondo maschilista.

Cosa non mi è piaciuto della pellicola è stata la necessità di inserire alcune gag forzate, spingendosi, in diversi casi, verso lo stereotipo. Al contrario, ho apprezzato moltissimo il finale, inaspettato e crudele, capace di lasciare allo spettatore una medicina amara su cui riflettere.

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Scena del film Don’t Look Up

Don’t Look Up probabilmente non è il film più bello che vedrete quest’anno, ma è certamente uno dei più riusciti e attuali, quello che racconta meglio di ogni altro la nostra era.

Ne volete un’altra dimostrazione? Bene.

La pellicola racconta come l’umanità si divida in due fazioni: “don’t look up”– cioè coloro che non vogliono credere nell’evento catastrofico imminente- e “just look up“- coloro che cercano di convincere i coetanei ad aprire gli occhi sulla realtà. Tutto questo non vi ricorda qualcosa? Voluta o meno, il film è un’eccezionale metafora dell’emergenza Covid-19 e di come l’umanità l’abbia vissuta tra negazione dell’evidenza e la divisione in Pro-Vax e No-Vax.

Insomma, Don’t Look Up, frutto di una scrittura sopraffina, è una satira tagliente e spietata sul sistema mediatico e politico attuale, nonché sull’America di oggi, il cui stile di vita, di fatto, guida il mondo intero.

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Sono Laura Montagnani, classe 1997, e sono laureata in Marketing e Comunicazione alla Bocconi di Milano. Appassionata di cinema, divoratrice di libri, cittadina del mondo ... alla ricerca del mio posto nel mondo.