TINY PRETTY THINGS: ballando con un assassino

Tiny Pretty Things

Tiny Pretty Things

  • Titolo: Tiny Pretty Things
  • Paese: USA
  • Anno: 2020
  • Genere: Drama
  • Stagioni: 1
  • Episodi: 10
  • Durata: 60 minuti (a episodio)
  • Ideatore: Michael MacLennan
  • Cast: Brennan Clost, Barton Cowperthwaite, Bayardo De Murguia, Casimere Jollette, Kylie Jefferson, Anna Maich

Tiny Pretty Things, disponibile dal 14 Dicembre su Netflix, è una serie tv di 10 episodi ispirata all’omonimo romanzo di Sona Charaipotra e Dhonielle Clayton. La trama è una fusione poco omogenea tra Pretty Little Liars, 13 Reason Why e il Cigno Nero che finisce per creare un pastiche di teen-drama, mistery e crime.

L’obiettivo dei creatori di Tiny Pretty Things è quello di portare il pubblico di Netflix nella vita di un aspirante ballerino professionista di danza classica, mostrando la fatica, l’ambizione e la competizione che si celano dietro tutti quei corpi perfetti e quei tutù svolazzanti. Così veniamo catapultati nella Archer School of Ballet di Chicago: un mondo di invidie, voltafaccia, competitività e sgambetti al prossimo, dove i sentimenti vengono messi da parte per lasciare spazio alle individualità, all’importanza dell’apparire e alla ricerca spasmodica della perfezione del corpo e del gesto.

In questo valzer di tradimenti, segreti inconfessabili, trasgressioni, relazioni pericolose, ipocrisie e illeciti che trasformano la scuola e i suoi spazi in un microcosmo malato, in un ventre corrotto destinato a partorire dolore, sofferenza, molestie e abusi, il culmine viene raggiunto quando l’amata e odiata Cassie Shore (Anna Maiche), strepitosa stella nascente della scuola, viene spinta giù dal tetto, finendo in coma e rimanendo viva per miracolo.

A prendere il suo posto nel cast arriva la promettente Neveah Stroyer (Kylie Jefferson), una talentuosa e ambiziosa ballerina che romperà definitivamente gli equilibri già instabili all’interno dell’Accademia. Tra la preparazione di un nuovo spettacolo, la competizione per ottenere i ruoli principali e l’arrivo di un nuovo coreografo, la trama si sviscera attorno alla ricerca dell’identità dell’assassino di Cassie.

Tiny Pretty Things recensione

Come potete capire, c’è tanta carne al fuoco in questo teen-serial. Tiny Pretty Things ha delle buone premesse drammaturgiche che purtroppo restano tali, frenate bruscamente da una trama gialla esile e facile da smascherare, nonostante i ripetuti tentativi di depistaggio e il continuo rimescolamento delle carte messi in atto per far ricadere la colpa a turno su una catena infinita di sospetti.

La debolezza strutturale del racconto è data principalmente dall’approssimativo disegno dei personaggi e dal tentativo di rendere la storia eccessivamente accattivante, caricandola di troppi elementi dark come incubi, violenze sessuali, disturbi alimentari, uso di droghe, famiglie disfunzionali e rapporti malati.

Il tutto è accentuato da un’abbondante dose di sesso e atmosfere torbide che contrastano perfettamente con l’eleganza, la precisione e la ferrea disciplina che vorrebbero essere impartite all’interno della scuola, ma che finiscono solo per fare da maschera a tutto il marcio che si cela all’interno della sale da ballo e nei letti dei ballerini.

In questo cumulo di macerie sporche di sangue, sperma e sudore, il tatto viene completamente dimenticato e tutto viene esasperato all’ennesima potenza. Ciò rende la storia poco realistica e spinge lo spettatore quasi a ironizzare su ogni nuova tragedia che gli si para davanti episodio dopo episodio.

Tiny Pretty Things recensione

Ciò si ripercuote anche nei balletti. Infatti, nonostante le coreografie siano meravigliose e i ballerini eccezionali, è poco credibile che un coreografo scelga, a poche settimane da uno spettacolo e a seguito di un tentato omicidio, di cambiare completamente il tema del balletto, passando da una performance di repertorio tratta da una fiaba a dei passi totalmente inventati che raccontano la storia di un assassino e delle sue vittime. È questa la goccia che fa traboccare il vaso e che non permettere allo spettatore di prendere sul serio un mondo affascinante e faticoso come quello della danza classica.

Altro problema di Tiny Pretty Things è l’incapacità di trovare il giusto ritmo alla storia. Si passa da troppo lento a troppo veloce a nuovamente troppo lento. Ciò finisce per realizzare degli intrecci frettolosi, incompleti e meccanici. Le cose importanti vengono buttate lì troppo rapidamente per essere gustate e troviamo lunghi episodi in cui non accade niente di interessante e moriamo di noia.

Tiny Pretty Things

A favore della serie, invece, voglio dare atto all’estetica egregiamente confezionata dei costumi e delle atmosfere. I colori, le musiche e la parte ballate (che qui hanno a disposizione un ampio spazio) sono superbe e ammalianti. Questo è ciò che mi innervosisce di questi prodotti: se invece di continuare ad aggiungere elementi su elementi ci si fosse limitati e curare il nocciolo della storia, Tiny Pretty Things sarebbe diventato un vero capolavoro, a metà tra un teen-serial e un documentario sul duro mondo delle Accademie.

Purtroppo si è voluto dare troppo spazio al phaos, utilizzando perlopiù attori inesperti e piatti, molto più bravi sulle punte che non nei dialoghi. Perciò, in questo mix di dinamiche sentimentali interessanti, ma vagamente accennate, complotti assurdi e bugie innecessarie, Tiny Pretty Things si perde in un bicchier d’acqua, sprecando una grossa occasione.

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Sono Laura Montagnani, classe 1997, e sono laureata in Marketing e Comunicazione alla Bocconi di Milano. Appassionata di cinema, divoratrice di libri, cittadina del mondo ... alla ricerca del mio posto nel mondo.