Gli anni più belli: «le cicatrici sono il segno che è stata dura. Il sorriso è il segno che ce l’abbiamo fatta!»

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Roma, 1982. Giulio, Paolo e Riccardo hanno 16 anni e sono molto amici. A loro si unisce in seguito Gemma, una bellissima ragazza di cui Paolo si innamora subito. Gli eventi che si troveranno a dover affrontare in Gli anni più belli, li metteranno in condizione di comprendere quali siano “le cose che ci fanno stare bene”.

Fa strano andare al cinema e pensare che Gemma (Micaela Romazzotti) potrebbe essere una qualunque cinquantenne seduta due poltrone dopo la tua, mentre Paolo (Kim Rossi Stuart) e Riccardo (Claudio Santamaria) dei normalissimi mariti, padri o chissà cos’altro. In fondo quanti di noi figli riescono davvero ad avere un’idea precisa dei propri genitori da adolescenti?

Nel 1982, lo stesso Gabriele Muccino aveva 15 anni e, per sua stessa ammissione era: «un adolescente profondamente incompiuto», esattamente ciò che sono, nella prima parte del film, i giovani protagonisti. Forse è proprio questo ad aver fatto sì che i protagonisti adulti risultino molto meglio definiti che da ragazzi.

Aldilà di ciò che è meglio o peggio messo in scena, però, il motore che ha dato il via alla lavorazione di questo film è sicuramente la «voglia di omaggiare il cinema», oltre che dare spazio ad un’intera generazione, quella che è passata per gli anni di piombo, la caduta del muro di Berlino e l’11 settembre.

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È facile ripensare ai protagonisti di C’eravamo tanto amati di Ettore Scola, a cui Muccino si è palesemente ispirato per la struttura narrativa del suo ultimo lavoro. A ben guardare Gemma, Riccardo, Paolo e Giulio, però, ci si renderà conto di una grande e fondamentale differenza: nessuno di loro ha avuto paura di perdere ciò che aveva per andare incontro a ciò che la vita aveva preparato per lui, anche se conservando la speranza di ritrovarsi.

Gli anni più belli, infatti, non è un film «nostalgico o pessimista: tutti i personaggi, con le loro difficoltà, sono spinti dall’idea che domani sarà un giorno migliore»; non si può negare, però, che la scelta musicale un pizzico di nostalgia la metta, tanto negli over 40, quanto nei giovani amanti della musica: si passa da Just an illusion degli Imagination, a Mille giorni di te e di me ed E tu come stai?, due dei pezzi più famosi di Claudio Baglioni, al quale è, poi, stato chiesto di firmare l’omonima colonna sonora del film.

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Le scene del film sono ambientate tra la città eterna – si possono riconoscere la Fontana di Trevi e il Lungotevere – e Napoli. Le riprese sono iniziate il 3 giugno 2019 e durate nove settimane.

In conclusione, quindi, non si può non complimentarsi col regista per le scelte fatte, da ogni punto di vista: locations, musiche, narrazione, ma soprattutto cast. Quattro grandi nomi del cinema italiano a cui il suo genio visionario ha scelto di affiancarne uno “nuovo”, Emma Marrone, semplicemente dicendo: «Apri la mail perché ti ho girato il copione, studiati il ruolo, appena vieni a Roma facciamo il provino», probabilmente già conscio del buon risultato che queste scelte avrebbero prodotto.

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