Unfaithful (2002)- l’amore infedele

l'amore-infedele-recensione-2002

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“Per me non esistono gli errori. Esistono le cose che fai e le cose che non fai.”

Buongiorno a tutti! Oggi ho il piacere di proporvi un film di qualche anno fa, che proprio ieri sera ho avuto l’occasione di vedere per la prima volta. “L’amore infedele”, pellicola del 2002 di Adrian Lyne, è un thriller raffinato e intrigante, con una storia scorrevole e uno sviluppo decisamente interessante. Il cast, che vanta i due gioielli del panorama cinematografico internazionale Diane Lane e Richard Gere, è qui perfettamente all’altezza della propria fama.

“Avere un amante non è come giocare con la ceramica (…) No, all’inizio forse è facile, ma prima o poi succede qualcosa… qualcuno scopre tutto… o uno dei due si innamora e… e il risultato è disastroso. Il risultato è sempre disastroso.”

Connie ed Edward sono sposati e hanno un figlio, Charlie. La loro vita scorre tranquilla, cullata da uno stile di vita agiato e scandita da una quasi scontata routine matrimoniale. In un giorno qualunque però, per puro caso, un imprevisto cambia radicalmente il placido corso degli eventi.

È una mattina di forte vento a New York quando Connie, confusa dalle folate d’aria troppo violente, si scontra accidentalmente con Paul, un affascinante libraio della zona. La donna cadendo si ferisce un ginocchio e, per questo, l’uomo la invita a salire nel suo appartamento per poterlo medicare. Più giovane di lei e particolarmente seduttivo, Paul muove subito in Connie forte attrazione e curiosità.

Entrambi avvertono il fascino ipnotico dell’altro, alimentando una tentazione che scorre inquieta sul filo della trama e al quale lo spettatore rimarrà sin da subito saldamente agganciato. Seppure inizialmente cerchino di resistervi, il desiderio li spingerà irrimediabilmente l’uno tra le braccia dell’altra, innescando così l’evolversi di una passione travolgente da cui Connie farà sempre più fatica a liberarsi.

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Ne deriva infatti, un coinvolgimento così ossessivo da perdere completamente il controllo della propria vita. Sarà proprio il suo atteggiamento infine, così evasivo e distante, a insospettire il marito Edward che, spaventato dall’idea di perderla, inizierà ad indagare.

“Hai degli occhi incredibili! Non dovresti chiuderli mai. Mai! Nemmeno di notte…”

Remake rivisitato di un film di Claude Chabrol del 1969, “Stèphane, una moglie infedele”, di cui il regista ne offre qui una versione originale e più moderna, L’amore infedele ci offre uno sguardo e una personale lettura sul tradimento, valorizzata da ineccepibili interpretazioni.

Diane Lane, in particolare, si guadagna con questa pellicola svariati premi, tra cui quello come miglior attrice protagonista sia al New York Film Critics Circle Awards del 2002 che al National Society of film Critics Award del 2003. Per la stessa opera, ha inoltre ricevuto diverse nominations nella categoria miglior attrice: di particolare rilievo sono quelle per il Golden Globe prima e per il Premio Oscar poi, entrambi del 2003.

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Tanti riconoscimenti non possono che confermare un’ottima performance, che conferisce a questo film, di piacevole visione, un innegabile buon livello qualitativo. Il suo è infatti un personaggio vibrante, talmente credibile nell’impeccabile interpretazione da calamitare totalmente su di sé l’attenzione del pubblico.

Di forte impatto sono inoltre le musiche della colonna sonora, curata da Jan A. P. Kaczmarek. È stata proprio la scena iniziale, supportata dalle note ammalianti di un pianoforte, a trascinarmi dentro la storia. Le foglie, il mondo circostante, sembrano muoversi al ritmo di una danza inquieta, così trascinante e poetica da convincermi a continuarne la visione. Il sibilo delle spire create dal vento poi, rappresentano qui le maglie irresponsabili del destino, pronto a creare scompiglio con tutto il nuovo che è in procinto di portare.

La sensazione è che il vento, come la pioggia o il buio della notte, funzionino nel film come estensioni del vissuto emotivo e psicologico dei protagonisti. Lo scroscio della pioggia infatti, battente e incessante sul parabrezza dell’auto, ha lo stesso impeto e rabbia del tormento che muove Connie, nel tentativo disperato di raggiungere l’abitazione di Paul. Colpi d’acqua così aggressivi che accecano, togliendo lucidità e obiettività, esattamente come lo sconvolgimento interiore della donna, ormai incapace di dare una direzione certa alla propria vita.

Sei un pensiero fisso… Ogni giorno sei la prima cosa alla quale penso, quando mi sveglio… ti ho dentro la testa ancora prima di aprire gli occhi.

Se la prima parte dell’opera ha ritmi e atmosfere di una drammatica storia d’amore e di tradimenti, in un triangolo amoroso sempre più difficile da gestire, la seconda parte cambia completamente registro e tono. Edward scopre il tradimento della moglie, introducendo lo spettatore nel pieno della tensione e della suspence. I personaggi da qui in poi si svelano a sé stessi, scoprendo totalmente la loro natura e fragilità al di là di qualunque maschera. Le recriminazioni, come pure i sensi di colpa e l’amore, diventano un groviglio emotivo complesso e intenso, da cui diventa sempre più arduo trovare scampo.

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Il regista sembra spiegarci che non ci sono conseguenze prevedibili di fronte al tradimento, finché non ci si trova coinvolti nei suoi contorti meccanismi, agendolo o subendolo. Ne derivano reazioni così inattese e sconvolgenti, che tornare indietro diventa impossibile. Tuttavia, è proprio Connie, ripercorrendo nella propria mente gli ultimi avvenimenti vissuti, a suggerirci che tradire rimane comunque e sempre una scelta personale a cui, volendo, è possibile negarsi.

E quindi, di fronte allo sconvolgimento di un amore che continua a manifestarsi con tutta la propria forza, torna per i protagonisti l’urgenza di ritrovare sé stessi, sospendendo per un attimo ogni scelta e azione. Soli, di fronte ad un semaforo lampeggiante, nel pieno di una notte che pare non finire mai, un bivio li attente. Nell’oscurità appaiono piccoli di fronte all’infinità del buio e all’imponenza della strada che gli si staglia davanti, nutrendo la fiducia che proprio dietro l’angolo, il dubbio e l’ignoto possano aprire un varco alla giusta direzione da prendere.

Concludo a questo punto, consigliando la visione di questo film a coloro che ancora non hanno avuto l’occasione di vederlo, nella speranza così da poterne conoscere le impressioni che ha lasciato.

Approfitto ora per lasciarvi i miei saluti e per darvi l’appuntamento alle prossime recensioni su Monlaw.it.

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Sono diplomata in Ragioneria e iscritta alla facoltà di Scienze dell’educazione presso la Bicocca di Milano, classe 1973. Adoro da sempre la buona lettura: spazio volentieri dai libri classici a quelli più moderni. Amo il cinema e la scrittura, oltre a dilettarmi nel disegno e nella decorazione d’interni. Considero il blog Monlaw uno spazio divertente e moderno in cui potermi cimentare.