Il postino: la Poesia entra al cinema, si accomoda… e diventa eredità

1952: Pablo Neruda, poeta cileno molto amato dal pubblico femminile, viene esiliato in un’isola del sud Italia perché ritenuto pericoloso per le idee comuniste di cui è portatore. A Mario viene affidato il ruolo di postino ausiliario con l’incarico di consegnare al poeta la fitta corrispondenza a lui destinata ogni giorno. Mario, che in realtà ha un’anima poetica, pian piano inizia a chiedere a Neruda sempre più delucidazioni sull’arte della poesia e questo segnerà la nascita di una profonda amicizia, cementata, poi, dalla scelta del postino di avere Pablo come testimone delle nozze riparatrici con la sua Beatrice, da lui descritta come l’unica cosa bella di tutta l’isola.

Revocato l’esilio, l’illustre amico di Mario Ruoppolo fa ritorno in Cile, non sapendo che il suo postino personale continuerà a seguirlo tramite radio e giornali. Cinque anni più tardi, Neruda torna con sua moglie Matilde nell’osteria di Beatrice e vi trova, con lei, il piccolo Pablito che non ha mai conosciuto suo padre, morto a Roma durante un comizio comunista nel quale avrebbe dovuto leggere una poesia proprio in onore del grande poeta cileno suo amico.

Ispirato al romanzo Ardiente Paciencia del cileno Antonio Skámeda, datato 1966, il postino è l’ultima poesia cinematografica di Massimo Troisi, morto nel sonno dodici ore dopo la fine delle riprese. La pellicola arrivò nelle sale italiane il 22 settembre di venticinque anni fa, ottenendo in poco tempo incassi record, un grande successo con la critica e numerose candidature agli Oscar del 1996, tra cui miglior film, miglior attore protagonista e miglior regia – premio che andò, purtroppo, solo a Michael Radford, riconosciuto in tutti gli altri Paesi del mondo come unico regista.

Nell’immaginario collettivo, Il postino è legato con doppio filo alla sofferenza del suo attore protagonista: un Massimo Troisi che, nonostante la stanchezza e il costante timore della morte, non ha mai negato un sorriso ai suoi compagni di lavoro nonostante, negli ultimi giorni di riprese, avesse avuto bisogno della controfigura perché troppo debole.

Massimo è quindi un protagonista perfettamente nella parte, ma anche un uomo davvero stanco di combattere contro un cuore malandato fin dalla più tenera età. Stando alle parole di Radford, infatti, il film «è stato […] un lavoro faticosissimo, compresa la corsa al montaggio per arrivare alla Mostra del cinema di Venezia […] una sorta di miracolo tecnico.» Si può considerare Il postino come il capolavoro della maturità di Troisi, segnata dalla capacità del comico napoletano di trasformare la sottile ma incalzante ironia che aveva caratterizzato tutti i suoi lavori fino a quel momento, in una profonda e naturale drammaticità. Il film è la dimostrazione per immagini del potere delle parole di impadronirsi delle persone ed elevare anche chi non riesce, apparentemente, a comprenderle.

Il protagonista risulta, quindi, una sorta di Dante Alighieri dei giorni nostri che, guidato per mano da un Pablo Neruda (Philippe Noiret) che gli fa da Virgilio, riesce a raggiungere il cuore della bellissima Beatrice (Maria Grazia Cucinotta), che è per lui una sorta di angelo dell’isola. Degni di nota sono i luoghi scelti per la trasposizione cinematografica del romanzo, ambientato ad Isla Negra. Si tratta di Marina Corricella, piccolo borgo dove si trovano il porto, l’osteria di Beatrice (via Marina Corricella 43), l’ufficio postale (Piazza dei Martiri 8) e la chiesa della processione (Chiesa della Madonna delle Grazie).

A Salina, invece, nelle isole Eolie, sono state girate tutte le scene all’aperto. Le difficoltà incontrate nella lavorazione del film e le iniziali critiche negative di coloro che vedevano il suo successo nella sofferenza del protagonista, a venticinque anni dalla scomparsa di Massimo Troisi fanno de Il postino il segno tangibile” «del suo talento e del suo straordinario passaggio su questa terra», nonché preziosa eredità da custodire gelosamente e trasmettere.

Questo è ciò che si propone di fare la mostra fotografica Troisi poeta Massimo – a Roma dal 17 aprile al 30 giugno – che ha, in modo particolare, l’intenzione di celebrare la pur breve vita del poeta di San Giorgio a Cremano ed i suoi tanti successi ma, contemporaneamente, di portare alle giovani generazioni un piccolo pezzo dell’animo poetico di Massimo.

In conclusione, per chiudere il cerchio, non si può non citare la colonna sonora: Il postino – dal titolo del film stesso – scritta da Luis Bacalov (in collaborazione con Sergio Endrigo), che con il suo mix di archi, pianoforte, fisarmonica a clarinetto, ha reso questa melodia riconoscibile anche per chi non ha mai visto il film.

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