La prima notte del giudizio- come The Purge ebbe inizio

la prima notte del giudizio-recensione

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“Questo è il vostro sistema di trasmissione di emergenza che annuncia l’inizio dello Sfogo annuale. Al suono della sirena ogni crimine, incluso l’omicidio, sarà legale per le successive 12 ore. Il governo vi ringrazia per la vostra partecipazione.”

La prima notte del giudizio mostra come dietro ogni tradizione si celi una rivoluzione. L’origin story della trilogia sulla notte più buia d’America è la risposta a tutte le nostre più macabre e morbose curiosità sulla nascita dello Sfogo annuale.

Dopo anni di crisi e rivolte, per abbassare il tasso di criminalità, i Nuovi Padri Fondatori d’America (NFFA) sperimentano una teoria sociologica che dà libero sfogo agli istinti omicidi della popolazione di Staten Island per la durata di un’intera notte. Il compenso per la partecipazione è di 5.000 dollari e tutti sono invitati a prenderne parte. Quando però la rabbia degli emarginati sembra non trasformarsi nella violenza desiderata, gli oppressori decidono subdolamente di intervenire, trasformando l’esperimento scientifico in un inganno che convinca l’intera nazione a partecipare.
È la nascita di THE PURGE

Dopo La notte del giudizio del 2013, Anarchia – La notte del giudizio del 2014 e La notte del giudizio – Election Year del 2016 arriva finalmente al cinema il prequel della serie thriller più elettrizzante e agghiacciante di sempre. Il film, sin dal poster che riproduce il cappellino rosso con la scritta “facciamo di nuovo grande l’America” di Donald Trump e dei suoi sostenitori, rivendica il suo legame con l’attualità politica americana.
Una critica volutamente poco velata in cui il motto dell’attuale presidente degli Stati Uniti viene attribuito ai Nuovi Padri Fondatori, dei folli omicidi pronti a tutto “per il bene del loro paese”.

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All’origine di tutta la saga de La notte del giudizio c’è lo sceneggiatore James De Monaco che per questo quarto capitolo della serie ha rifiutato il ruolo di regista, assegnato così a Gerard McMurray. Il produttore Andrew Form ha dichiarato in merito a questa decisione di DeMonaco: “Credo che per James La notte del giudizio sia diventata una cosa difficile da continuare a vivere. È un mondo ultraviolento e James è un uomo dolcissimo con una famiglia. Ha fatto tre di quei film, che per noi sono l’equivalente di uccidere dei bambini in cantina. L’ha fatto nei primi tre ed è stato tanto gentile da scrivere il quarto ma ha voluto lasciare la regia”.

Penso che questa natura per così dire pacifista di DeMonaco sia evidente, soprattutto se paragoniamo quest’ultimo capitolo con quelli precedenti. La prima notte del giudizio infatti, è certamente più crudo dei film antecedenti. La violenza è ridondante e messa in bella mostra. Se non fosse per la velatissima storia d’amore- elemento ricorrente dell’intera saga- e per il pizzico di ironia, il film sarebbe morboso e pesante come un macigno.

Interessante la scelta della location. L’isola di Staten Island è infatti il luogo simbolo di quello che un tempo era il punto di sbarco degli immigrati. Il posto deputato alla tolleranza e all’accoglienza di poveri e bisognosi si trasforma qui nella cruda manifestazione di un malato razzismo, riassunto degli orrori della storia americana e mondiale, dal Ku Klux Klan fino al nazismo.
Un applauso anche all’efficace e curatissimo montaggio di Jim Page. Ho apprezzato moltissimo il trucco e l’agghiacciante espediente delle lenti-telecamera colorate che ricordano per brillantezza e inquietudine quelle di The Host.

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Persino il cast principale è ben scelto e molto convincente. L’apporto degli attori in un film come questo, dominato dai primi piani, è più che mai fondamentale. Senza la giusta mimica non ci sarebbe storia e l’intero lavoro sarebbe scoppiato in un flop totale. Tuttavia, nonostante nessuno dei protagonisti abbia una grande esperienza nel mondo del grande schermo, Y’Lan Noel, Lex Scott Davis e Joivan Wade sono molto credibili, perfettamente nella parte e “cazzuti” al punto giusto. Lex Scott Davis, in particolare, non è solo bellissima ma rappresenta una donna tosta, intelligente a attiva che ben esprime l’emancipazione e il coraggio femminili.

Nota di merito, in tutto e per tutto, al personaggio del tossico folle e assetato di sangue, Skeletor, che Rotimi Paul interpreta con grande gusto e maestria, regalandoci alcune tra le scene migliori di tutto il film. Una follia da brividi degna di Joker! Nel cast fa il suo debutto anche la veterana Marisa Tomei, premio Oscar nel 1993 per Mio cugino Vincenzo, nonché zia May nel reboot di Spider-Man con Tom Holland.

Per concludere, se il primo film poteva sembrare un’originale variante del genere home invasion, il successivo – coi malcapitati che si trovavano per strada senza protezione – e il terzo con la scoperta della Resistenza clandestina rendevano più evidente l’espediente del futuro distopico, in questo ultimo capitolo è il nostro presente ad essere messo sotto torchio. In un mondo fatto di violenza, depravazione, odio e guerra tra ricchi e poveri, La prima notte del giudizio mostra come morte e sofferenza siano gli unici risultati possibili.

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Sono Laura Montagnani, classe 1997, e sono laureata in Marketing e Comunicazione alla Bocconi di Milano. Appassionata di cinema, divoratrice di libri, cittadina del mondo ... alla ricerca del mio posto nel mondo.