lunedì, Giugno 16, 2025

La società della neve – la storia vera del disastro aereo sulle Ande

la società delle neve recensione

Nominato agli Oscar 2024 nelle categorie “Miglior film straniero” e “Miglior Trucco e Costumi”, La società della neve, presentato all’ottantesima edizione del Festival del cinema di Venezia, è il film, tratto dall’omonimo romanzo di Pablo Vierci, che documenta la storia vera dei 16 sopravvissuti al disastro aereo avvenuto su un ghiacciaio delle Ande.

Era il 13 ottobre 1972 quando la vita di 45 giovani giocatori di rugby dell’Uruguay cambiò per sempre. In volo verso il Cile, sull’aereo 571 dell’aeronautica militare uruguaiana, i ragazzi dell’Old Christians Club furono coinvolti in un terribile incidente aereo sulla Cordigliera delle Ande, in Argentina. Il volo, contenente 45 passeggeri, si schiantò all’improvviso sulla parete di una montagna, a causa della scarsa visibilità data dalle condizioni atmosferiche, per poi precipitare tra la neve e provocare la morte istantanea di 16 persone. Dei 29 passeggeri sopravvissuti allo schianto, solo 16 riuscirono a tornare a casa dopo ben 73 giorni di agonia.

La società della neve, prodotto da Netflix, è un film dalla duplice anima cruda e sensibile. Ti attanaglia il cuore e ti lascia senza parole come pochi riescono a fare. È stato molto difficile dare forma a questa recensione riordinando tutti i pensieri e le emozioni che questa toccante storia ha suscitato in me.

In questo racconto così meravigliosamente spietato ma mai brutale, si vede la mano del regista Juan Antonio Bayona, non nuovo a questo genere di storie essendo stato in passato alla guida del film su una delle storie vere più commoventi di sempre: The Impossible.

Con la pellicola del 2012, La società della neve ha diversi punti in comune, primo tra tutti, una storia che ha dell’incredibile, la sopravvivenza di pochi a una terribile catastrofe che ha mietuto moltissime vittime. I protagonisti si trovano a combattere tra la vita e la morte, a sopravvivere inspiegabilmente a una tragedia che darà inizio al loro più grande incubo e a giorni di lunga agonia.

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A ciò si aggiunge il tema della forza della natura, un essere immenso che non perdona e che non ha pietà di niente e di nessuno. In La società della neve il freddo della cordigliera delle Ande ti penetra nelle ossa grazie ad una formidabile fotografia che, con primissimi piani sui protagonisti infreddoliti e campi lunghi a mostrare la vastità di neve e vuoto che li circonda, ti congela l’anima e ti fa sprofondare in un senso di vuoto e malessere.

La drammatica storia, resa con toni poetici e sensibili da una voce narrante che ci accompagna lungo questo tragico dramma esistenziale con parole di amore e speranza, parte in medias res, catapultando gli spettatori direttamente sul luogo del disastro. Le scene dei sopravvissuti si alternano ai brevi e fugaci momenti di gioia ed euforia che hanno preceduto la partenza, quasi ad immortalare una felicità e una spensieratezza che stanno per essere infrante.

A rendere ancora più amaro il racconto, è il tema del cannibalismo. La natura, ghiacciata e inospitale, mette i protagonisti di fronte ad una scelta: mangiare i corpi degli amici defunti o lasciarsi morire di fame… istinto animale o moralità? Pesa sullo spettatore quanto sui passeggeri la difficoltà della scelta che è forse, più di tutte, la cosa che ci lascia ammutoliti alla fine del film. Perché, in fondo, nonostante la comprensione del momento, ci si sente tutti un po’ colpevoli.

A livello tecnico, il film fa un ottimo uso della luce. Il blu freddo della notte ci inghiotte con malinconia e la luce del sole, che penetra tra le macerie dell’aereo, ci scalda il cuore come i pochi momenti di convivialità che i ragazzi trascorrono durante il periodo di prigionia tra le montagne.

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La società della neve è quindi per me un capolavoro cinematografico che merita un Oscar e che permettere a ognuno degli spettatori di immedesimarsi nelle paure, nello slancio vitale, nella rabbia e nella gioia di ognuno dei personaggi sullo schermo. L’ansia che ti perplime il cuore per tutta la durata del film si allevia nel momento del salvataggio, rilasciando una piccola lacrima, ma rimanendo come un’aurea scura sul petto che colma i tuoi silenzi con sospiri.

Questo è quindi un film molto disturbante, non adatto ai deboli di cuori, che da voce agli istinti animali che si celano nell’umanità, lasciando però uno spiraglio di luce. Il coraggio e la voglia di combattere per gli amici sono infatti gli unici elementi che tengono in vita i sopravvissuti, l’unico sacrificio che, anche in punto di morte, gli esseri umani sono ancora disposti a compiere.

La società della neve è quindi l’apoteosi della guerra tra la forza della natura e le più pure emozioni umane che non rinunciano a farsi provare anche quando la speranza viene a mancare. L’unione da’ la forza di andare avanti dimostrando che più dell’ignoto, più del freddo, più della fame, è la solitudine l’unica cosa che riuscirebbe davvero a spezzare l’essere umano e che finché c’è amore, la volontà e la forza di sopravvivere non possono essere spezzate.

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