“Perfetti Sconosciuti”: il meglio del cinema italiano

perfetti sconosciuti-recensione

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Uno dei più bei film del cinema italiano. Dopo La Vita è Bella, credo che Perfetti Sconosciuti possa essere considerato il nostro più grande capolavoro! Schietto, sincero, attuale e, soprattutto… squisitamente realistico: una finestra sul mondo della tecnologia e degli smartphone, le nostre più segrete “scatole nere”, che, se potessero parlare, distruggerebbero la nostra reputazione e, forse, anche la nostra vita.

Cosa succederebbe se, durante una tranquilla cena in casa tra sette amici di vecchia data (tre coppie e un forse fidanzato non accompagnato), si decidesse di condividere con gli altri tutti i messaggi e le telefonate ricevute sui telefonini? Probabilmente un disastro! Tutti i segreti custoditi con cura per molti anni verrebbero a galla e colpe mai confessate verrebbero svelate. Anche la più piccola omissione, se tenuta all’oscuro per anni, potrebbe cambiare tutto.

Questo è il tema di fondo di “Perfetti Sconosciuti”, un film di Paolo Genovese che, con la sua classe e il suo approccio intenso e realista, cerca in tutti i modi di imporre il proprio marchio su una trama che ha tutta l’aria di una pellicola di Woody Allen. Perfetti sconosciuti, con la sua cattiveria velata dall’ironica parlata romana dei protagonisti, ammicca al suo pubblico, con complicità intellettuale e di classe, strappandogli, con una mano, un’amara risata e, con l’altra, la sua maschera e le sue ipocrisie.

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Ogni personaggio del film incarna un po’ i difetti dell’italiano medio. Tutti (o quasi) hanno un segreto da nascondere e, attraverso dialoghi che si alternano tra il frivolo di tutti i giorni e l’incalzante e il rabbioso di chi si sente tradito, ogni cosa svelata porta a galla un tema profondo e importante. Gli argomenti affrontati sono davvero molti: l’omosessualità, il tradimento, il rapporto genitori-figli e davvero molti altri. La pellicola fa emergere piano piano quanto poco le persone riescano a conoscersi, persino dopo 40 anni di amicizia. Ognuno di noi avrà sempre qualche scheletro nell’armadio che nessuno dovrà mai vedere.

Ovviamente per una pellicola perfetta, c’è bisogno di un cast perfetto e qui abbiamo veramente il meglio del meglio del cinema comico italiano: Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston, Edoardo Leo, Anna Foglietta, Kasia Smutniak e Alba Rohrwacher, in questa casa che sembra quasi un palcoscenico degli orrori italiani, fanno davvero scintille. In men che non si dica riescono a passare da un sentimento all’altro, rendendo il tutto maledettamente realistico. I loro gesti, le loro parole, le loro espressioni ci restano impressi, prima nella pancia, poi nella mente e infine nel cuore.

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Isterismo, frustrazione e rassegnazione sono il connubio perfetto per mettere in scena semplici e scomode verità. I nostri fantasmi quotidiani più reconditi vengono qui serviti su un piatto d’argento. Nulla ci viene nascosto, tutto viene terribilmente svelato. Un gioco che voleva essere solo un modo per passare il tempo durante un’eclisse di luna, in realtà si trasforma in qualcosa di terribilmente masochista.

Il film perciò, a mio modesto parere, è riuscito veramente in tutto e per tutto. È quanto di più credibile e diretto si possa trovare sul mercato nazionale. Grazie all’affiatamento del gruppo degli attori, commedia e dramma si mescolano con giudizio in qualcosa di nuovo e squisitamente italiano. Perfetti sconosciuti è quindi un film sull’amicizia, maschile e femminile, e sulle false verità che sputa in faccia all’ipocrisia del politically correct, accentuato ancor di più da un finale tutt’altro che prevedibile.

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Sono Laura Montagnani, classe 1997, e sono laureata in Marketing e Comunicazione alla Bocconi di Milano. Appassionata di cinema, divoratrice di libri, cittadina del mondo ... alla ricerca del mio posto nel mondo.