“Miss Peregrine- la casa dei ragazzi speciali”: Tim Burton perde colpi?

miss peregrine-recensione-film

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Se le vecchie foto di individui sconosciuti, trovate per caso in qualche mercatino dell’usato, potessero parlare, forse ci racconterebbero le più belle storie della buonanotte mai ascoltate. Quanti segreti, quante avventure e quante follie potrebbero racchiudere. Tutto ciò, con il suo ché di magico ed oscuro, affasciava talmente tanto Ransom Riggs, giovane scrittore e regista di cortometraggi americano, da spingerlo, nel 2011 e su suggerimento del suo editore, a prendervi spunto per dare vita ad un romanzo fantasy: Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali.

Questo surreale racconto di formazione affonda le sue radici nelle storie della Seconda Guerra Mondiale diventando non solo un’allegoria della crescita di un ragazzo che finalmente trova il suo posto nel mondo ma anche una descrizione metaforica del periodo più buio della storia umana. Il nonno del protagonista è infatti un ebreo perseguitato da mostri (riconducibili ai soldati tedeschi) e i bambini speciali potrebbero non essere altro che i “diversi” che il nazismo cercava di sopprimere.

La trama, che passa da ritmi lenti e dilatati ad altri incalzanti e frenetici, racconta la storia di alcuni ragazzi dotati di poteri eccezionali (la pirocinesi, la capacità di far crescere le piante, l’essere più leggeri dell’aria, far rivivere i morti, avere sogni profetici, essere invisibili ecc.), che vivono in un anello temporale di 24h all’interno del quale restano sempre giovani e immutabili, protetti dai pericoli e dai cambiamenti del mondo esterno. A vegliare sulla casa e sui suoi abitanti troviamo la direttrice Miss Peregrine, una Ymbrine con la capacità di trasformarsi in uccello e di aprire e chiudere il loop temporale. La serena esistenza dei ragazzi e degli anelli è minacciata da mostruose creature: i Vacui, esseri mostruosi dagli occhi bianchi che si nutrono dei bambini speciali. La loro unica speranza di salvezza è Jacob, un bambino con un dono unico che non sapeva nemmeno di possedere.

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Come potete evincere dalla trama, il racconto è davvero complesso a causa dei moltissimi elementi surreali che racchiude e su cui si fonda. È una storia così speciale che solo Tim Burton avrebbe potuto trasformare in una pellicola cinematografica di successo. Questa trama, che sembra scritta apposta per lui, è un fantasy perfetto, capace di onorare a pieno il suo genio. Dopo un periodo di profondo torpore, in cui non era riuscito a lasciare il proprio segno nelle pellicole prodotte, Burton riesce finalmente a ricreare qualcosa che veramente porti la sua firma e che, nonostante racconti una storia dettata da una fervida immaginazione, riesce comunque ad entrare in empatia con il suo pubblico.

Per un ritorno in pista col botto, il regista sceglie accuratamente il suo cast a cominciare da Eva Green nel ruolo di Miss Peregrine (semplicemente sublime!) e da Samuel L. Jackson nel ruolo di Barron (anche lui decisamente credibile). I personaggi meno riusciti sono forse quelli dei ragazzi. Nonostante Ella Purnell (Emma), con i suoi occhioni color nocciola, sia fisicamente perfetta per il ruolo che ha interpretato, il personaggio appare scialbo e privo di profondità psicologica. Anche Asa Butterfield (Jacob), conosciuto per “Il bambino con il pigiama a righe”, poteva fare decisamente meglio.

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Nonostante ciò, bisogna tener conto che un film di due ore, con tanto da mostrare, non può concedersi il lusso di scendere in profondità nella descrizione dei personaggi che, per questo, giacciono nell’ignoto. Nonostante il film, quindi, sia visivamente molto bello e abbia dei momenti mozzafiato e deliziosamente burtoniani, presenta decisamente numerose pecche, a cominciare dalle molte teorie campate in aria e rimaste inspiegate e dalla scena finale della battaglia davvero tremenda. Quest’ultima, animata al computer, non convince per niente lo spettatore, anzi, va a distruggere quanto di buono l’intero film aveva creato.

Nell’insieme, Miss Peregrine è quindi un film gradevole e dalla visione decisamente originale con tanti pregi ma che non nasconde numerosi difetti. Non uno dei migliori lavori di Burton ma, sicuramente, un buon ritorno in pista. Ci consola il fatto che molte pecche siano dovute più al romanzo in se che non all’adattamento cinematografico.

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Sono Laura Montagnani, classe 1997, e sono laureata in Marketing e Comunicazione alla Bocconi di Milano. Appassionata di cinema, divoratrice di libri, cittadina del mondo ... alla ricerca del mio posto nel mondo.