“La La Land”: un musical sopravvalutato

“La La Land” è sicuramente uno dei film più famosi e dibattuti del 2016, indimenticabile per le sue 14 nominations agli Oscar (lo stesso numero di “Titanic”, fino ad ora mai eguagliato), per le sue 6 vittorie tra cui Miglior Regista (Damien Chazelle) e Miglior Attrice Protagonista (Emma Stone) e, non meno importante, per la gaffe avvenuta durante la premiazione del miglior film, sempre al suddetto festival.

La trama racconta la storia di Mia, un’aspirante attrice con alle spalle tanti provini falliti che lavora come barista presso un caffè degli studi della Warner Bros, e di Sebastian, un pianista jazz che sogna di aprire un locale tutto suo. I due si incontrano e si scontrano fino a quando tra i due nasce l’amore, fondato sulla comune volontà di realizzare i propri sogni e sul sostegno reciproco. Nonostante Mia e Sebastian sembrino essere una coppia molto affiatata, i piccoli successi e il desiderio di fare carriera riescono piano piano a incrinare il loro rapporto fino a dividerli. Riuscirà, questa volta, l’amore a trionfare su tutto?

Questa pellicola, che vuole ricordarci quanto siano belli i sogni semi-dimenticati fatti di facce, musica e movimento, ha trascinato tutti in un vortice di euforia, me compresa.
Per questo motivo ritengo che la mia insoddisfazione verso questo film sia anche dovuta alle mie grandi aspettative.

Nonostante il mio gusto personale, non posso negare la bellezza di questo lungometraggio e il duro lavoro che stava dietro ad ogni singola scena. Sicuramente “La La Land” era stato prodotto con l’intento di ricevere numerose nomination agli Oscar (quindi complimenti, traguardo raggiunto!) pur essendo una sorta di musical.

Partirei con la cosa che mi è piaciuta di più: I COSTUMI! Wow! Un uso dei colori strepitoso: il contrasto tra i toni neutri dei completi degli uomini e quelli intensi e brillanti dei vestiti delle donne era geniale. Pazzesca l’idea di utilizzare per gli abiti dei colori complementari, quasi fossero parte di un quadro.

Anche la scenografia mi è piaciuta molto: il contrasto tra la spoglia e semplice casa di lui e quella super colorata di lei rispecchiava quello dei vestiti che, come ho detto sopra, era brillante e metteva in luce la dicotomia tra i gusti maschili e femminili degli anni 90.

Ottima performance di Emma, commovente ed impeccabile, meno quella di Ryan che è stato bravo ma non bravissimo (tranne per il pianoforte!!! Imparare a suonare così in tre mesi…tanto di cappello).

Passando alla musica devo dire che, per quanto le canzoni non fossero di mio gradimento, non posso negare che le performance canore fossero decisamente notevoli. Idem per quelle di ballo.

Ma veniamo alle note dolenti.
Per quanto possa capire che questo fosse un film per sognatori e che questo tema dovesse essere messo in risalto, ho trovato alcune scene estremamente eccessive. Mi riferisco, in particolar modo, al momento in cui Mia e Sebastian, ballando nell’osservatorio, tutto ad un tratto, iniziano a volare. A mio parere questa frantumazione così netta della realtà non era poi così necessaria.

Per quanto riguarda il finale non so che dire. Poteva essere letto secondo diverse sfumature, alcuni dei quali non condivido per niente. Io, per esempio, l’ho interpretato come la necessità di dover scegliere per forza tra carriera ed amore e, su questo punto, non mi trovo per niente d’accordo con l’opinione del regista. Credo fermamente che una persona possa pensare al lavoro e, allo stesso tempo, costruire una famiglia con la persona che più ama.

Detto ciò, è sicuramente un bellissimo film che mostra come i sogni, con impegno e dedizione, possano diventare realtà. Ha certamente meritato la candidatura ma, come è successo, non la vittoria.

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Sono Laura Montagnani, classe 1997, e sono laureata in Marketing e Comunicazione alla Bocconi di Milano. Appassionata di cinema, divoratrice di libri, cittadina del mondo ... alla ricerca del mio posto nel mondo.